Arte e Cervello in un percorso itinerante di Brain, Mind & Life

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 30 aprile 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RESOCONTO]

 

Che amore sia un desiderio di bellezza, è palese a ciascuno.

Ma anche quelli che non amano si sa che desiderano le cose belle.

(Platone, Il Fedro, ovvero della Bellezza, XIV)

 

L’esergo platonica vuole introdurre un concetto che è stato per secoli dominante in filosofia, ossia che la bellezza non può ridursi ad un giudizio basato su un’operazione percettiva, ma costituisce una dimensione dell’esperienza psichica che può addirittura essere considerata l’oggetto intrinseco dell’amore, come fa Socrate in quel dialogo. E, come Socrate, anche noi oggi sappiamo che il desiderio delle “cose belle” può prescindere dall’amore per una persona e riguardare altri aspetti della vita mentale. È proprio la consapevolezza di un esteso impatto dell’esperienza estetica sui processi cerebrali alla base di affetti ed emozioni, che rende l’approccio neuroscientifico all’arte difficile, affascinante e complesso.

L’Arte e il Cervello sono state al centro di un percorso itinerante di “Brain, Mind & Life – Italia” concepito per presentare nuove conoscenze e nuove prospettive.

Gli argomenti trattati spaziano dalla revisione critica delle teorie classiche di psicologia e neuroscienza dell’arte, al pensiero artistico applicato alla ricerca sulle basi cerebrali della mente.

Un tema approfondito da molte angolazioni è stato quello della neuroestetica, disciplina fondata dal neuroscienziato Semir Zeki, protagonista della ricerca che ha identificato nuove aree corticali della visione. A questo argomento è stata dedicata una specifica discussione del presidente Perrella, dal titolo: “Cosa c’è di neuroscientifico nella neuroestetica”. In precedenza, lo stesso presidente ha affrontato in modo suggestivo la questione dei rapporti veri e finti fra arte e scienza, attraverso la metonimia degli oggetti: “Gli oggetti della scienza nella pratica dell’arte” (dalla τέχνη  di Apelle alla pittura dell’inventore dell’oftalmoscopio)[1].

La trattazione ha preso le mosse dallo studio introduttivo di Monica Lanfredini (“Tecniche di studio e pratiche discorsive di avvicinamento e separazione”; “L’identità della Gioconda e la psicologia degli storici dell’arte[2] - rivisitata”) che ha fatto il caso della strumentalizzazione della complessità tecnica dell’arte di Leonardo da Vinci e dell’interpretazione controversa della sua ispirazione al fine di alimentare i miti di una “ideologia creativa”, a lungo dominante nella storia dell’arte, che ha introdotto “artefatti di metodo” tanto forti quanto ordinariamente misconosciuti come tali.

Nel secolo appena trascorso, l’approccio psicologico ai processi mentali alla base della creazione artistica in realtà è stato spesso, per metodo e contenuti, quello della psicopatologia: dal paragone fra arte ed attività creative delle persone affette da disturbi mentali, alla vera e propria considerazione del prodotto artistico come “sintomo”, secondo ipotesi psicoanalitiche. La maestria espositiva degli autori e la capacità persuasiva di argomentazioni suggestive ha determinato la fortuna di congetture che, nonostante fossero fondate su assunti privi di dimostrazione sperimentale, sono state considerate alla stregua di teorie scientifiche, divenendo oggetto di trasmissione culturale e insegnamento universitario[3]. Molti dei saggi che hanno veicolato questo pensiero sono interessanti, stimolanti, acuti nella logica interpretativa e ricchi di colti riferimenti filosofici e storici, così che ignorarli del tutto sarebbe imperdonabile. Tuttavia, sarebbe altrettanto grave – è stato affermato –  con la giusta distanza fornita dal trascorrere del tempo e dal mutare delle generazioni, non comprendere che il loro reale valore non è nell’analisi della realtà ma in una capacità di elaborazione coerente e verosimile, non distante dal produrre “ad arte”.

Concludiamo con le parole di Giuseppe Perrella: “La critica su base neuroscientifica a molte tesi classiche della psicologia dell’arte ci consente di liberarci dall’obbligo di impiegare un “apparato paradigmatico”, divenuto in alcuni ambienti quasi un imprescindibile armamentario di lenti deformanti per guardare l’arte e gli artisti, ed avere uno sguardo fresco e nuovo o, almeno, rinnovato. Soprattutto, ci dispone alla contemplazione dell’oggetto e all’ascolto dell’artista, nella consapevolezza che il livello molecolare, cellulare e dei sistemi neuronici al quale si decifra il come dei meccanismi biologici e delle operazioni mentali alla base del processo creativo, rimane a debita distanza dal livello al quale si produce la magia di quell’arte capace di evocare stati d’animo e sentimenti attraverso il tempo e la storia, perché parla un linguaggio che non ha bisogno di insegnamento ed apprendimento, ma è connaturato con l’essenza dell’esperienza umana della vita”.

 

L’autore della nota invita alla lettura degli scritti di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-30 aprile 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

_____________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] La ricostruzione della téchne verosimilmente adottata Apelle nella sua celebrata riproduzione del vero, inclusa la “vernice nera segreto di Apelle” giunta nei secoli dalla Grecia alla scuola dei grandi pittori veneti del Rinascimento, fino alle procedure della pittura realista di epoca contemporanea, sviluppate con rigore scientifico da Hermann von Helmholtz, che nel 1851 realizzò il prototipo dell’oftalmoscopio indiretto.

[2] Si veda l’articolo originale L’identità della Gioconda e la psicologia degli storici dell’arte nella sezione “IN CORSO”.

[3] L’accurata analisi della produzione artistica dei pazienti schizofrenici da parte di Silvano Arieti già suggeriva un “sono artisti nonostante la malattia” e non “sono artisti grazie alla malattia”. La corrente estetica che ha fatto dell’originalità l’essenza dell’arte ha a lungo influenzato il giudizio: effetti originali quali epifenomeni di un agire mentale inconsueto o bizzarro per effetto del disturbo, sono stati spesso ritenuti segno di creatività di alto valore artistico.